#CATFISH

Quando senti tutto ma non capisci niente, avresti una voglia pazza di vivere ma la paura è di più e allora pur di non prenderla in faccia, la vita, ti metti sdraiata, quando, in una parola, sei adolescente, ci vuole qualcuno che garantisca che passerà. Passerà l'adolescenza, certo: ma soprattutto passerà la paura.
"Come posso spingere mio figlio a leggere?". E' la domanda che più spesso mi viene rivolta, da genitori, amici e parenti. Ma in realtà (si) chiedono: come possiamo spingerli a vivere?
Ci vuole qualcuno, appunto.
L'ho realizzato al funerale della mia professoressa di italiano delle scuole medie che, dopo aver vissuto rumorosamente per 37 anni, silenziosamente, una mattina di tanti anni fa, se ne è andata.
Era una supplente e faceva anche l'educatrice, ma non ho mai messo bene a fuoco che lavoro facesse. Si occupava di relazioni, ecco: però nel senso più profondo dell'espressione. Aveva delle sopracciglia esagerate, urlava anche quando ascoltava, si comportava come le veniva, attenta esclusivamente a non fare del male a nessuno. Era questa l'unica regola. Per il resto niente regole: non esistevano i divieti in classe, in gita, non esistevano orari, non esisteva il come vestirsi, non esisteva il come comportarsi. Esisteva solo esistere.
Naturalmente non si era mai sposata e non aveva figli. Eppure quel giorno eravamo in tantissimi a sentirci orfani: perchè ogni giorno lei portava con sè in classe la storia di qualcuno. Se erano ragazzi disturbati, tanto meglio: lei ce l'avrebbe fatta. Li avrebbe salvati da loro stessi. Li avrebbe convinti che tanto valeva vivere, anzichè spendere tutte quelle energie per evitare di farlo.
Era l'estate del 2003 quando decisi di andare a trovarla nella sua "tribù", come lei chiamava simpaticamente la casa-famiglia dove lavorava. Avevo 16 anni, mangiavo poco e mi nascondevo in orrendi camicioni indiani di tre taglie più grandi. Fu una terapia d'urto, quella di Cristina: una mattina, al risveglio, tutti i camicioni erano finiti nell'immondizia. Terrorizzata dal mostrare il mio corpo perfino allo specchio, fui costretta a girare per la casa-famiglia in bikini. Da lì comincio, inesorabile, la mia guarigione. Basta così poco, allora? Vi chiederete, genitori, professori e sconosciuti che inciampiate in questo blog. Basta buttarle i camicioni indiani, basta buttargli l'iPhone, basta buttargli le cartine, basta scaraventargli il letto dalla finestra? Certo che no. Per eliminare l'arma con cui un adolescente crede di difendersi e invece si fa del male, bisogna regalargli una lusinga ancora più potente: l'accoglienza coraggiosa e piena della sua identità.
Cristina, con i suoi figli-non-figli, soprattutto si divertiva. Non era allarmata dalle loro stranezze: era curiosa.
Le interessava che noi alunni pensassimo con la nostra testa, ci emozionassimo con il nostro cuore e non prendessimo in prestito da altri le nostre idee. Più quelle idee erano originali, più alle orecchie degli adulti che ci circondavano sarebbero suonate come enormi cazzate, più lei le tifava. E senza dircelo, ci diceva di puntare tutto lì.
Non credo che sarei mai diventata una scrittrice, se in quel lontano anno e in quella lontana estate Cristina, vagabondando per le scuole di tutta la Lombardia con i suoi occhiali rossi e la sua pancia prepotente, non mi avesse dimostrato che nessuno è giusto, nessuno è sbagliato. Ognuno è semplicemente fatto com'è fatto.
Genitori e professori: se farete come lei, che genitore non era e professoressa lo era quasi per caso, ci riuscirete. Non farete alzare i vostri sdraiati, farete molto di più. Li aiuterete a trovare una posizione, per stare nel mondo anzichè subirlo, loro e solo loro. Dunque perfetta.


   CANZONI CONSIGLIATE: Songbird, Oasis + Vivere la vita, Alessandro Mannarino. 
La musica e i libri non servono a farci vivere altre vite, ma a farci riconoscere le nostre, quelle che abbiamo dentro. 

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