MAI COME VOI

Dopo due settimane a Salvador de Bahia è chiaro: per i brasiliani noi italiani siamo come Balotelli - scuri di pelle, imprevedibili, attaccabrighe. A loro piacciamo così, con il fisico da spiaggia e la cresta in cima.
La mutazione genetica del paisà tracagnotto e furbo è finalmente avvenuta, possiamo rilassarci. Quando, nel 1933, l'immigrato Giuseppe Zangara, di origini calabresi, sparò al neoeletto presidente Roosvelt, i giornali americani pubblicarono una sua foto tra due poliziotti: arrivava a metà del torace e aveva la faccia spaurita. Titolarono: "Un esemplare tipico della sua razza". Sui siti brasiliani di oggi circolano immagini di Balotelli con sottofondo di Toto Cotugno: "Lasciatemi giocare...io sono un italiano".
La cosa strana ma non imprevedibile è che anche da casa erano giunti segnali di accettazione, se non proprio di identificazione. Perchè aveva segnato all'Inghilterra certo, ma c'era di più. Ed è l'opposto di quel che è successo in Brasile.
Là, in Brasile, piace Supermario. Adorano la sua sregolatezza, si ritrovano nel suo "stile" di vita, gli preconizzano lieti un futuro da Adriano. Uno di loro, uno di noi.
In Italia, invece, si era cominciato a teorizzare con qualche entusiasmo la normalizzazione di Balotelli. Ora è padre. Presto sarà marito. Che le due vicende coinvolgano donne diverse e passaggi rocamboleschi tra tribunali, tweet notturni e terze comode, è un dettaglio secondario. Siamo un Paese cattolico e l'opinione comune è che si possa crescere solo attraverso forme più o meno regolari di accasamento.
Balotelli è sulle orme di Cassano. Anche di lui a un certo punto, mentre giocava nella Sampdoria, si affermò che era maturato, andato lontano dal se stesso che nessuno tollerava più. Questo perchè aveva sposata una principessina della pallanuoto e con lei aveva messo al mondo Christopher ( Lionel, a seguire ). Iniziò il campionato sotto questi auspici. Tre mesi dopo aveva mandato a stendere il suo presidente e si ritrovava senza squadra.
Niente da fare. Il luogo comune è più forte dell'evidenza. L'allenatore, la curva, il popolo intero si sentono rassicurati dal calciatore maritato e con prole. Gianni Rivera non perse colpi per l'età, si sosteneva, ma per la relazione mai consacrata con la soubrette Elisabetta Viviani. Ronaldinho è stato fregato dalle notti bianche. E Buffon mica ce la conta giusta con quei dolori alla schiena. Come no.
Balotelli è uno strano ragazzo. Probabilmente non crescerà mai del tutto perchè ha una ferita che glielo impedisce, e che lui riapre a ogni difficoltà o critica per ricordarsi che ha un credito con la vita e gli altri sono lì per saldarlo. Appartiene non alla generazione ma alla band di calciatori rockstar. E infatti sono proprio le rockstar come Liam Gallagher a riconoscerlo e amarlo. Non lo definiscono i soldi, le auto, le donne, ma la svagatezza, l'autolesionismo, l'imprevedibilità. Vale anche per Pirlo, ma quello disegna capolavori nella cornice, Balo la spezza e dipinge sul muro. Pirlo tira meravigliosamente sempre la stessa punizione con il marchio di fabbrica. Balotelli, ogni tanto, se l'inventa. Dirgli dove stare in campo è fiato sprecato: dopo un pò svaria.
L'impressione è che l'unico allenatore ad averlo capito veramente sia Prandelli che, da giocatore normodotato e portatore d'acqua di Platini, teorizza: "Di fronte al talento puro, aspetti e speri." Il suo vantaggio è: averlo allenato per un mese e non per un anno.
Come da oroscopo, Balotelli ha cominciato forte perchè era ancora libero da condizionamenti. Non lo sospinge tanto la promessa di Fanny quanto l'idea del gioco fine a se stessa. Se pensasse che una partita è una questione decisiva, che un quarto di finale ha un qualche rilievo, sarebbe finito. Se si rendesse conto che poi vanno in discoteca a braccetto e non si scherza più, non si sposerebbe. 
Nel suo gesto del dito alla bocca a fine partita con l'Inghilterra molti hanno letto: "E adesso state zitti!", pochi: "Ecco fatto, non c'è altro da dire". Probabilmente gli è venuto e basta. Se lo interpretasse, lo snaturerebbe. Se si normalizzasse, si snaturerebbe. E' - e non può non essere - quella cosa lì: che fa quel che vuole e quando vuole. Solo così è Supermario. Disciplinalo, mandalo al supermercato con Fanny, ai giardinetti con Pia e ti ritrovi Mariotto.
Obbedendo ai consigli farebbe probabilmente due gol in più, ma non sarebbe se stesso. Dovendo scegliere, lo ha già fatto.
Molti lo vorrebbero in area. Lui vorrebbe un altro che ci stesse al posto suo per fare quel che gli pare. Prandelli l'ha lasciato solo, ma non lo ha guidato più di tanto. Dovremmo fare tutti la stessa cosa. Mettere la testa a posto? Conta che la metta sui crossi di Candreva. E li ci arriva Supermario, non Mariotto.

Jù.

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