CAPO DI BUONA SPERANZA

Di ricerca della felicità, nell'omonimo film diretto da Gabriele Muccino, si inizia a parlare solo quando il protagonista, Chris Gardner, tocca il fondo della disperazione.
"In quel momento" ricorda Chris "cominciai a pensare a Thomas Jefferson e alla Dichiarazione di Indipendenza. Quando parla del diritto che abbiamo alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità. E ricordo d'aver pensato: come sapeva di dover usare la parola "ricerca"? Perchè la felicità è qualcosa che possiamo solo inseguire e che forse non riusciremo mai a raggiungere. Qualunque cosa facciamo".
Alla fine, il suo attimo di felicità Chris lo raggiunge. Come lo raggiungono i protagonisti delle storie di vita autentica che ho conosciuto nella mia vita. Non prima, però, di aver elaborato il dolore e di aver affrontato il pericolo; non prima di essersi liberati dalle situazioni di sopraffazione e di sfruttamento della vita. Così da lasciare ai pensieri più profondi e alle esigenze più nascoste la forza di esprimersi e di trasformarsi in azione contagiosa.
Perchè la felicità - che non è mai un continuum, ma una condizione effimera nell'esperienza degli esseri umani - è prima di tutto un agire. Ci spinge, ogni volta, a cavalcare, nel mare dell'inconscio, i moti fluttuanti del dolore, della paura, del disagio, della difficoltà. della solitudine, dello sfruttamento, del destino avverso con lo spirito e l'abilità creativa di un surfista che converte l'energia delle onde in equilibrio.
La felicità è il tempo, di leopardiana memoria, strappato all'attesa: il sabato pensa alla domenica come alla promessa della gioia, ignaro che nel momento di preparazione della gioia stessa sia contenuto, in realtà, l'autentico piacere. Perchè essere in cammino verso la felicità vuol già dire essere felici.
"Il segreto della felicità" sostiene Pericle "è la libertà e il segreto della libertà è il coraggio". Il vero coraggio consiste nella capacità di operare scelte che non siano sottomesse alla schiavitù della paura, del bisogno, dell'opportunità, del giudizio, del timore, del ricatto, della sopraffazione, dell'angoscia di morire e di quella di vivere.
Ho intuito che per essere felici forse bisogna sdoganare la libertà e il coraggio della paura e considerare ogni percorso piacevole e spiacevole della vita come lo considera Steve Jobs, ovvero "il premio è il viaggio": l'esperienza e la forza delle intuizioni trasformate nella concretezza di progetti che cambiano la vita.
Per mia mamma - mia anima, mia forza e mio coraggio - la felicità è agire con la mente del cuore; per il barbone che ho conosciuto alla mensa della Caritas la sera della notte di Natale è la difesa della libertà da tenere ben caldo nel tepore di una coperta; per Jù, il dono di essere capita e compresa, medicata così da un balsamo che lenisce le ferite più profonde.
A ogni storia - parafrasando una celebre frase di Martin Luther King - la paura bussa alle porte dei protagonisti; il coraggio va ad aprire e vede che non c'è nessuno. Eccetto la felicità.
L'aspirazione di ogni essere umano che si fa identità.

Bacioni!

Jù.

Nessun commento:

Posta un commento