ALL INCLUSIVE

Sognavo un triangolo di sabbia bianca. Un raggio di sole che bucasse le nuvole di questa estate irascibile e accaldata. E il rumore delle onde: lieve, intermittente, rilassante, una fune in sottofondo su cui stendere i pensieri. Niente di più, niente di meno. Solo infradito e ore vuote come bottiglie di gazzosa. Piacere elementare.
E invece, eccomi qui, in un villaggio all inclusive, prenotato alla cieca con una comitiva di persone.
L'amico di un amico di un amico ha detto che suo cugino si era trovato bene (non è andata esattamente così, ma quasi). Quando ci si muove con bambini al seguito in multipli di due, la vacanza organizzata è una certezza: loro fanno attività, tu ti riposi. Così mi hanno assicurato. Ma allora perchè a 10 minuti dall'arrivo, mi sento già stressata? Ci sono animatori ovunque. Nel parcheggio, alla reception, nei corridoi delle camere, al bar, dietro le piante. Ovunque. Sorridono e salutano. Danno a tutti del tu. Prendono confidenza. Scandiscono orari e fissano appuntamenti. E io non mi sono mai sentita tanto milanese (pur non essendolo). Milanese "dentro". Inteso come attitude, clichè, luogo comune: gelida e distaccata, orgogliosamente snob. E' l'unico modo per mettere le distanze tra me e loro: gli invasori. Invasori della mia privacy, del mio silenzio, del mio sacrosantissimo ozio.
Windsurf? No. Aquagym? No. Equitazione? No, no, no! Voglio solo bagni e riposo. Mangiarmi le unghie mentre leggo un libro. Dormire. Andare sott'acqua e ascoltare per pochi secondi il mare per poi risalire a prendere fiato.
E qui invece cantano. E ballano. E non si placano mai. Neppure in spiaggia. Sono così impegnata a "difendermi" che non mi accorgo neanche che il posto è bello. Il nostro Sud: così selvaggio e indomito, anche quando ci pianti la bandierina di un resort. Il terzo giorno comincio a sorridere. Sono già al quinto capitolo del libro e questo mi ha messo di buon umore.
Anche il resto della comitiva si sta riprendendo dallo choc. Ci sono spazi per farsi i fatti propri. E i bambini, obiettivamente, si divertono. Cambia il mio sguardo sugli animatori.
Sono ragazzi dai 20 ai 30 anni. Vengono da tutte le regioni d'Italia. Sono entusiasti ed infaticabili. Iniziano all'alba, finiscono a notte inoltrata. Sono l'Italia che non si abbatte. Sono la gioventù non corrosa dalla crisi, quella che ha voglia di fare, che non chiede soldi a mamma e a papà. Sono la risposta vitaminica a un'estate dimessa, con tempo incerto e turismo in affanno. Ma i russi accorrono a frotte e a me, tutto sommato, poteva andare peggio. 

Bacioni!

Jù.

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