LA MIA STRANA VERITA'

Non si invecchia un pò alla volta, anno per anno, lentamente e in maniera impercettibile, ma di botto.
Non si sa mai il giorno preciso in cui si presenterà il fenomeno, di solito si va di cinque anni in cinque anni. Ti era sembrato di reggere bene, anzi l'estate scorsa ti eri vista anche un pò ringiovanita. Saranno stati quei massaggi salvifici e le dormitine extra.
Poi una mattina di ottobre ti svegli e hai preso cinque anni tutti insieme. Così, in una notte. Il giorno prima no, e poi clic, il giorno dopo sì. Com'è possibile? Eppure è evidente, ci si scruta al microscopio increduli e ombre inedite, nuove pieghette in più sul viso sono apparse nottetempo. All'inizio pensi che potrebbe essere solo un'influenza imminente, un segno dei primi freddi, l'alzataccia del giorno prima, e invece passa il tempo e rimani così, non c'è niente da fare, sei semplicemente un pò invecchiata. A riprova di questa mia ennesima teoria scientifica mi arriva in soccorso una frase che pare sia stata pronunciata da Billy Wilder dopo la première del film Sabrina con Humphrey Bogart e una freschissima Audrey Hepburn: "Peccato, solo adesso mi rendo conto che ho scritturato Bogey proprio la settimana in cui è invecchiato!"
Un bel giorno, a venticinque anni, mi sono alzata e ho pensato che degli alieni avessero invaso il mio territorio-corpo trasformandomi in un'altra persona, e come nel memorabile film La mosca ho gridato anche io "Aiutooo" con la vocina piccola da insetto. Ma non c'era niente di sovrannaturale, ero sempre io, solo un pò più grande.
Non ci sarebbe nulla di male, sennonchè oggi invecchiare è uno scandolo. Specialmente per una donna è una cosa inaudita. Il nostro non è un Paese per vecchie. Quest'estate, sotto una foto rubata a una vip al mare, ho letto una didascalia che sentenziava con tono riprovevole: "Non fa niente per nascondere la sua età!". Dimostrare i propri anni è una colpa più scellerata di una rapina a mano armata.
I vecchi sono brutti, pallosi, mezzi rimbecciliti, noiosi e antichi. Non si possono guardare, soprattutto perchè rendono evidente lo stato di solitudine in cui tutti viviamo, isolamente che fino a una certà età cerchiamo di nascondere dentro centri commerciali, multisale e altri luoghi molto affolati che ci danno la sensazione di appartenere a un'allegra comunità.
Invece il vecchio è nudo. E' un reperto geologico spiaggiato davanti a un televisiore. Un monumento vivente che siamo costretti a visitare ogni tanto per buona creanza. A nessuno va più di ascoltare le sue storie e i suoi ricordi, sempre meglio una brutta fiction in costume che i ricordi di nonna sulla Resistenza. Il vecchio è incattivito perchè il mondo non è andato proprio come se lo immaginava, e non fa niente per nascondere la sua delusione. In una società che ha fatto dell'eterna giovinezza una categoria morale assoluta l'unico benvoluto è il vecchio arzillo, gonfio di Viagra, che si agita più dei nipotini condendo i suoi discorsi con ritriti doppi sensi e occhiatine complici: un guaio averlo in famiglia, peggio ancora a chi è capitato come capo del governo.
Lasciarsi sfiorire con grazia non è più concesso, bisogna essere fotogenici, telegenici, di bella e fresca presenza, sempre.
Nel passato i membri anziani di una comunità erano circondati dal rispetto e brillavano per autorovolezza. Oggi gli unici anziani a cui si porta rispetto sono quelli che contano. Se l'anziano possiede potere e denaro la faccenda assume tutto un altro aspetto. L'attualità è tristemente costellata di episodi che confermano questa regola sociale che di solito interessa di più il genere maschile, forse solo perchè fino a ora ha avuto più potere.
Si è persa quell'antica scuola che ti insegnava ad accettare con eleganza i colpi del tempo e a gustare le gioie della pensione ( e nel frattempo sono sparite pure le pensioni ). Suonano false le solite frasi rassicuranti rivolte con ipocrita saggezza ai malcapitati che devono affrontare questo passaggio obbligato: "Stai allegro, ogni età ha i suoi lati positivi." Sarebbe meglio dire "aveva", quando l'esperienza, la memoria e la maturità "avevano" un valore sociale. Ora sono solo uno scomodo ingombro, come il cassettone gigante dei nonni che non sappiamo più dove mettere in casa.
Per esorcizzare il machete del tempo e mantenre un contegno, i vecchi s'inventano per autodifesa delle bufale inaudite a cui nemmeno loro credono, come la famosa esclamazione: "Anche potendo, non tornerie indietro per niente al mondo". Bè, non esageriamo: è vero che l'età più drammatica sono sicuramente i vent'anni, ma se ci proponessero di tornare indietro di una decina d'anni senza dare nulla in cambio, sfido chiunque a rifiutare.
Io più che tornare indietro amerei fermarmi, per esempio mi troverei molto bene nella decade che sto vivendo, insomma non sento tutto questo impellente desiderio di proiettarmi verso le avventure degli anni a venire. E' evidente che li accetterò con filosofia, visto che l'unico modo per non morire subito è...invecchiare. E morire è una prospettiva ancora più fastidiosa.
Per fortuna l'essere umano si abitua a tutto e ha un istinto di sopravvivenza che lo trascina in avanti con una misteriosa dose di positività. La stessa che ci spinge a cucinare e a mangiare dopo un funerale.
Fino a qualche anno speravo di morire giovane, come un artista maledetta, per evitare lo spettacolo avvilente della mia discesa agli inferi.
Ah, l'estremismo della gioventù. Man mano che passa il tempo uno riconsidera le sue posizioni e guarda in avanti con altri occhi.
Ogni volta che vedo una fotografia di Keith Richards dei Rolling Stones non posso credere che l'idolo dell'adolescenza di mia madre spinga ancora forte sulla chitarra con le mani ricoperte di anelli a forma di teschio e la faccia ridotta a una pergamena. Sarà quasi un settantenne, eppure, nonostante tutte le zozzerie che si è iniettato o ha aspirato, eccolo lì sul palco a far zompettare intere generazioni.
A parte il conto in banca, non vorrei ridurmi come Keith Richrards: deve risultare molto faticoso mentenere quell'allure da maledetto quando la sciatica non ti alzare dal letto la mattina. In realtà siamo tutti acciaccati da quando abbiamo vent'anni perchè apparteniamo a una generazione che non si è risparmiata, soprattutto nei fine settimana poco istruttivi ma altamente distruttivi.
Purtroppo siamo capitat in un'epoca che ci costringe a mascherare la nostra "vecchietà"; per uno strano corto circuito della storia ci siamo ritrovati ad indossare gli stessi vestiti dei nostri genitori, ad ascoltare la stessa musica e a impazzire per gli stessi film. Siamo tutti "genitori in blue jeans", condannati ad invecchiare in clandestinità, cercando di non farci notare dai vicini, dissimulando malamente acciacchi e ammaccature. In sintesi, una fatica immensa. Alla lunga, totalmente inutile.
Anch'io lotto come tutti contro i mulini a vento e ho solo venticinque anni. Ma una mattina mi sono alzata e ho deciso che era venuto il momento di rilassarmi. I segni del tempo sono qui e aumenteranno, tanto vale farseli amici.
Di tutti i luoghi comuni sull'argomento l'unico vero è quello che ribadisce: "Ognuno ha l'età che si sente". Se mi sento ancora una ragazzina, perchè contrariarmi?

Alegra&Bacioni!

Jù.

1 commento:

  1. carmen12.12.12

    mi fai sempre sorridere, anzi ridere!
    mi ci sono trovata, i miei primi quarant'anni, mezza tragedia, ma poi ho preso una decisione: voglio diventare una "bella" vecchia, non nel senso comune della bellezza, ma nel senso di non inacidirmi e incattivirmi, ci sto lavorando seriamente, ho fatto pace con gli anni e tutto sommato i miei(quasi) sessanta me li sto godendo da un'altra prospettiva... alegraaa...

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