IL TRIPPONE KAPPAO'

Sono venticinque anni che provo a mettere d'accordo cervello e cuore. Come cercare di far lavorare Antonioni in un film di Tarzan. Venticinque anni di faida condominiale tra un budellone snob che abita in un attico panoramico a equo canone e il percussionista scriteriato che sta al piano di sotto. Il pensatore si dà un sacco di arie, ma in fondo è solo una milza che ha studiato. Un pignolo attaccabrighe che mi ha procurato molte noie: con i professori, coi preti. Non parliamo delle scenate che mi ha fatto quando mi piaceva qualcuno ( "Ma esci con quella scimmia? Una che non sa nemmeno chi è Alexander Supertramp, scusa ma chi te l'ha presentata? Mi raccomando Jù, non farle fare tardi, se no a casa stanno in pensiero")
Il mio cuore è meno colto, ma più simpatico. Ha il ritmo nel sangue, palpita per un nonnulla, gioisce per una schiocchezza. Un suo assolo mi condiziona più di mille ragionamenti. Geloso marcio, il cervello si rifà spettegolando: "Non per dire Jù, ma è un poco di buono. Uno che batte per vivere, capirai. Lo sanno tutti, batte giorno e notte, uno scandalo. Anzi, la sua specialità è fare la pompa, un giorno o l'altro ti metterà nei guai".
L'altro fa orecchiette da mercante. Tamburella indifferente un andantino, ma intanto cova la vendetta. Gli basta pescare in un dovizioso arsenale di orrori musicali, che il cervello ha saggiamente rimosso, ma che per il cuore hanno un enorme valore sentimentale. Sceglie il momento giusto, quando il lumacone deve concentrarsi su qualcosa di importante e zàc, attacca: Ma che stupida che sei...( il mio primo lucidalabbra al mirtillo!) Il cervello, spazientito, picchia dal piano di sopra: "Basta! Qui si lavora! Vuoi abbassare il volume? E' ripugnante!" Perfido, il batterista spara a tutta forza e quando arriva la notte, la notte ( Arisa! Il concerto con Noemi. La prima, struggente riflessione della Jù innamorata: cazzo, sono proprio innamorata).
Dall'attico caranico arrivano urla selvagge: "Non se ne può più! Dov'è un infarto quando serve?" Ma il cuore è implacabile: I puffi fan cosi! Il trippone è kappaò, e promette di non farlo più.
Il ricatto funziona sempre. Ricordo quando dovevo comprare la macchina. "Non vorrai mica comprare la Mito - strepitava il cervello - solo perchè non ce l'ha ancora nessuno e perchè ti ricorda il tuo primo amore? E' una carriola. Pensaci: ce ne sono di macchine decenti." Dal più putrido dei suoi cassonetti, il cuore estrae: E' l'Italia che va, con le sue macchinine brum brum...
Non c'è lotta, l'intelligenza è in ginocchio: "Argh, mi arrendo..."
Eppure, un giorno l'incredibile è avvenuto. Era lo scorso inverno. Sto ciondolando per casa, quando il cervello comincia a brontolare contro il vicino: "La pianti di cantare 'sta lagna? Cos'è, l'inno dello stato libero del Puercavaca?" Il miocardio sussulta: piano, lui non c'entra niente, la robaccia proviene dalla tivù.  Tu sarai la forza miaaa, il mio gancio in mezzo al cielo...E' il miracolo. "Non so te - mormora l'intellettuale - ma a me stanno già girando gli emisferi". Dal piano di sotto, a sorpresa, il rullo di tamburi di Viva la Vida. "Ben detto, compagno!
Gli fa eco un ritmo cadenzato e via col repertorio. Life in Techincolor II, No more, Perfetti, Walk of life, Train in vain, Help!, Lay love. Ma questa volta a due voci, cuore e cervello in pieno accordo. E con lo stomaco e il fegato a fare da coristi.

Il Solito Enorme Bacione a Tutti.

La Jù.


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