QUEGLI ESSERI SPECIALMENTE FORTUNATI CHE SONO LE ZIE

Mio nipote è venuto al mondo su appuntamento. Letteralmente.
Mia cognata aveva infatti talmente paura che le si rompessero le acque magari proprio mentre il ginecologo era al ristorante o, peggio, al cinema dove il cellulare poteva anche non prendere, che decise di farlo nascere martedì 16 ottobre. Niente cesareo, solo l'epidurale.
Mia cognata  non aveva mai avuto un figlio e pensava di entrare in ospedale alle otto di mattina, " al massimo a mezzogiorno siamo in due". Non aveva mai voluto vedere prima una sala parto, si era rifiutata di frequentare qualsiasi corso per mamme in attesa.
Dunque quel giorno era del tuotto impreparata. Poi è intervenuta la vita, e un sacco di cose che non sapeva e Giacomo è sbucato alle 12.45, dopo un'odiosa ventosa e tanto altro. Racconto come è stato il mio primo incontro con mio nipote perchè sono 5 anni che mi stupisco con gioia di essere La zia Jù e ogni giorno lo guardo crescere e sono felice, e preoccupatissima e sbalordita insieme. E perchè ieri ha deciso di chiedermi una cosa che mi ha lasciato a bocca aperta. Sei zia tigre, severa e pretenziosa, o invece appartieni alle zie chiocce che non lasciano mai i loro pulcini? Ancora, sei zia "elicottero", che guarda dall'alto e da lontano il nipote, ma poi si consuma di domande?
Io non ho la più pallida idea di che zia sono. Forse dovrei chiederlo a mia madre, che molte volte ha corretto i miei sbagli e la mia assenza di tempo. Certo dovrei avere il coraggio di chiederlo a mio fratello, quasi perfetto e inarrivabile nella sua diplomaticità di padre, uomo che se gli somigliassi almeno un quarto sarei già molto fiera di me. In verità so soltanto di essere una zia innamorata ed "elettrica", nel senso che mi sono accorta, fin da subito, che nei confronti di Giacomo ho terminazioni nervose sempre accese, ho antenne particolari, ho addirittura sensazioni in anticipo. Ad esempio se il giorno dopo avrà mal di gola, la sera prima lo so: non è questione di essere visionaria, è invece l'effetto della pratica quotidiana di averlo così tanto osservato da riconoscere ogni suo minimo segnale. Se deglutisce con una piccola smorfia del labbro superiore, gli verrà anche la febbre, perchè senza accorgersene ha già un lievissimo fastidio in gola. Se mentre è sul divano fa più di tre starnuti a più riprese, non è allergia ma raffreddore; se gli starnuti sono anche otto-dieci ma consecutivi, non è niente; se starnutisce anche una sola volta ma gli piangono gli occhi, eccola, questa sì che è allergia. Posso continuare ancora per molto: quando i suoi passi in corridoio per venire in camera mia sono pesanti ti deve chiedere qualcosa; quando sono veloci deve raccontare un episodio felice; quando sono lenti ha una preoccupazione che non sa come spiegare. E potrei dirvi di come mi accorgo se gli è antipatico un bambino anche se lui ti fa credere che gli stia simpatico, se ha fame da come mastica, se ha freddo o caldo dallo sguardo...
A settembre andrà a scuola ma ha già detto a più riprese che non ci andrà: "Bisogna lavorare e io non ci voglio andare".
Allora ho cercato di rincuorarlo dicendogli che tra le zie e i bambini c'è un filo invisibile che li tiene uniti, un filo che non si può rompere mai. E' piccolo, non tonto. Mi ha chiesto: " E quanto è lungo il nostro filo?..Infinito?.." Questa adesso sale in macchina e arrivederci, il filo non ci arriva più. Invece quel nostro filo è infinito, lo è sempre stato. Ci tiene legati nel cuore e ogni giorno si allunga, perchè è lui adesso che si allontana e sono io che srotolo la matassa per stargli dietro.
Non so se sono elicottero o chioccia ( tigre lo escludo) e per scoprirlo dovrei fare uno di quei test che qua e là i giornali pubblicano con tanto di punteggio e profilo. So però che le zie sono esseri specialmente fortunati, perchè quel legame fatto di sangue e sentire con i nipoti l'hanno davvero. Dal momento che un bambino spunta con il cartellino del suo nome dal vetro del reparto maternità di un ospedale, alla zia accade la magia di raddoppiarsi. E in quell'istante, con le lacrime agli occhi e la consapevolezza di non essere più bambina e la gioia infinita, senti con certezza che sarai felice per sempre.

Il solito Enorme Bacione a Tutti.

La Jù.




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