UNO PIU' UNO FA MILLE

Jussin aveva fatto di tutto per non nascere il giorno prima dell'inizio della primavera.
Pur di non venire al mondo venerdì 20 Marzo, aveva costretto sua madre a dieci ore di travaglio.
Quindi, come ripeteva spesso nonno Gabriele, aveva avvertito fin dall'inizio.
Non doveva aver avuto lo stesso effetto del mostricciatolo di Alien che usciva dalla pancia di Ellen Ripley, ma qualche inquietudine doveva pure averla sfiorata...invece no.
Mamma Mary si era fatta fregare dal suo aspetto. Una marmocchia pronta per il presepio: pelle candidissima, capelli biondo stile Marylin, sorriso Plasmon. Certo, mancava il colpo di grazia, due enormi occhi d'un azzurro-mare dei Caraibi che sarebbero stati perfetti per farla essere una modella per i pittori, o meglio, i madonnari.
Adesso Jussin si ricorda di quello sciame di "amoooooooooooooooooooooore" che sottolineava in coro ogni suo passaggio tra la gente, quando c'erano donne nei pressi, i commenti su quella bellezza da pseudo cherubina dell'iconografia classica che facevano comunque morire d'invidia le mamme ( vere ) delle altre bambine. O quell'immancabile "pucci pucci" con cui cercavano di staccarle il mento.
Ma nulla in confronto agli ammiratori uomini ( quasi tutti amici del nonno ), che non potevano farle il "pucci pucci" perchè roba da femmine e che quindi ripiegavano verso un virile gesto che l'avrebbe avviata fin da subito alla consona rudezza del maschio, ovvero stringerle il naso con il pollice ed indice, agitandole quel sottile spunto di cartilagine fino a quando non si rendevano conto che stesse smettendo di respirare.
Il naso di Jussin diventava così rosso che Moira Orfei l'avrebbe presa subito nel suo circo senza neanche farla passare per il trucco.
A quel punto, sempre la solita scena: Jussin che scoppiava a piangere a fontanella e tutti gli amici del nonno a sorridere soddisfatti.
Jussin si era sempre chiesta perchè suo nonno dicesse sempre quel "noooooooooooooooooooooooooo", dato che era lei la vittima, non di certo quegli omoni grandi e grossi.
Jussin allora pensava che gli uomini adulti, in gran parte, fossero davvero goffi, soprattutto quando si sforzavano di avere atteggiamenti materni davanti agli sdilinquimenti delle donne con i nenonati.
" E' che forse si sentono messi in competizione dalle donne stesse", pensa ora Jussin "dopotutto come fanno a sottrarsi al confronto di un neonato quando una signora gli pianta addosso uno sguardo di sfida, come volesse dire "e tu, non lo coccoli il mio bambino? Tu, uomo, manco mi dici che è bellissimo? Non fai neanche trenta secondi di cerimonie, fossero anche finte come gli auguri di parenti lontani per Natale?"
Nella sua mente Jussin li rivede tutti, gli aguzzini del suo naso e come i cacciatori di criminali di guerra, le sta venendo voglia di stanarli, ritrovarli, metterli spalle al muro, fissargli negli occhi mentre i suoi si iniettano del sangue della vendetta, quindi compiere giusitizia cieca, afferrare il loro di naso e spremerlo con tutta la forza che si ritrova oggi, come si fa con l'ultima metà di lime che serve per condire un mojito fuori programma.
Adesso la mamma di Jussin, se sapesse a cosa sta pensando, le direbbe "Ma sei scema?.." ma lei non sa cosa vorrebbe dirle Jussin se soltanto potesse parlare...
Proprio oggi, mentre usciva di casa, ha visto una bambina che giocava con una bambola in un passeggino e le ha sorriso complice, le si è avvicinata e si è limitata a prenderle la manina carezzandogliela dolcemente con il pollice perchè, ha pensato tra sè e sè che quando crescerà capirà quanto sia raro che qualcuno voglia davvero dartela, una mano...così, quando sarà adulta, se dovesse riincontrarla, non vorrà staccarle il naso, ma restituirle quella stretta di mano, che da grandi vale ancora di più.

Jù.

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